La fine delle miniere - Visione post-estrattivista

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Qual'è la giusta transizione?

L'umanità può permettersi la perdita di vaste distese naturali, sia sulla terraferma che dei fondali marini, per alimentare un'economia "verde"di cui beneficeranno solo pochi nel Nord del mondo? Possiamo immaginare una società in grado di combattere il cambiamento climatico e il collasso dell'ecosistema lasciandosi alle spalle l'estrazione delle risorse?

Qui di seguito riportiamo alcuni estratti presi da due interessanti letture sul tema del POST-ESTRATTIVISMO

Fonti originali:

El fin de la mineria di Seas at Risk, 2021 - Joám Evans Pim y Ann Dom, con contribuciones de Nick Meynen, Diego Francesco Marin y Piotr Barczak (Oficina Europea del Medio Ambiente) y Leida Rijnhout (LeapFrog2SD).

A just transition is a post-extractive transition - War on Want-Londong mining Network

Metalli: il nuovo combustibile fossile del futuro

La transizione verso una società a emissioni zero si sta concentrando in gran parte in soluzioni tecnologiche e innovazioni come il passaggio su larga scala alle energie rinnovabili, la sostituzione di 1,4 miliardi di auto a benzina e diesel con veicoli elettrici e la digitalizzazione delle nostre società ed economie. In ogni caso, il modello economico attuale rimane praticamente invariato: estrarre, consumare, buttare. Un modello che privilegia il Nord del mondo con un incessante ed eccessivo consumo e che persegue un eterna crescita economica a spese della natura.

Le cosiddette tecnologie e infrastrutture verdi richiedono grandi quantità di metalli e minerali. Ciò implica l'apertura di sempre più miniere, esacerbando le conseguenze ambientali e sociali dell'estrattivismo. Ogni anno l'estrattivismo avanza verso nuove frontiere e invade sempre più spazi naturali e comunità di tutto il mondo. A terra, l'esplorazione va sempre più in profondità nel sottosuolo e divora le poche aree vergini che abbiamo ancora lasciato. Invece che fungere da avvertimento, il rapido disgelo dell'Artico sta incoraggiando l'estrazione in aree polari, dove luoghi prima irraggiungibili sono ora considerati economicamente interessanti.

La cieca visione capitalistica è rappresentata dai nuovi filoni di estrazione minerale nei fondali oceanici, nei territori polari e in quelli lunari. Tutto questo accade, con ingenti somme di investimento da parte di banche e compagnie assicurative, mentre la cosidetta "miniera urbana" rappresenta al momento la forma più economica di estrarre minerali. La miniera urbana, altro non è che lo stock di apparati elettronici che conserviamo, inutilizzati, nelle nostre case e che contengono grosse quantità di minerali fra cui oro, argento, rame e alluminio che dovrebbero essere riciclati e reimmessi in circolo.

Mentre la transizione alle energie rinnovabili è una componente importante per mitigare il riscaldamento globale, questo approccio continuo però allo stesso tempo compromette i guadagni ottenuti da alcune politiche di riduzione del carbonio per vari motivi. Non è sostenibile mantere lo stesso livello di consumo e produzione solo cambiando la materia prima (petrolio vs minerali). Inoltre la transizione chiede attualmente la costruzione di grandi infrastrutture quali:

13.000 GRANDI DIGHE IDROELETTRICHE

70.000 NUOVI PARCHI EOLICI e OLTRE 74.000 IMPIANTI SOLARI IN TUTTO IL MONDO (con annessi impianti di stoccaggio dell'energia che richiedono ingenti quantitative di litio)

30.900 NUOVE CENTRALI NUCLEARI.

La domanda mondiale di terre rare sta raggiungendo record mai visti prima: 700% per il neodimio e 2600% per il disprosio.

Il paradosso è che attualmente, a livello mondiale, si ha una perdita di energia in rete esagerata:

* 10% del consumo totale annuo di elettricità nelle famiglie è dovuto alla perdita della modalità stand-by dei dispositivi elettronica (quelle piccole luci rosse) che causano fino all'1%delle emissioni globali di carbonio.

*L'aria condizionata rappresenta un altro 10% del consumo globale di elettricità nel 2018.

* Perdite di conversione da corrente alternata alla corrente continua è di circa il 20% nei computer, dispositivi elettronici ricaricabili e illuminazione.

Come possiamo giustificare la colossale estrazione di minerali in questo contesto di enorme spreco?

A questo punto, considerando la velocità e la direzione che il mercato sta prendendo sulla scia verde, occorre inevitabilmente e urgentemente riconsiderare il modello estrattivista, dove l'unica soluzione applicabile è un CAMBIO RADICALMENTE TRASFORMATIVO. OVVERO: FARE LE COSE IN MODO DIFFERENTE RISPETTO A COME SI E' SEMPRE FATTO E NON SEMPLICEMENTE UN PO' DI PIU O UN PO' DI MENO DI COME STIAMO FACENDO.

SIMBIOCENE: la nuova era geosociale verso cui tendere

  1. Pensare l'energia in modo differente

Gli sprechi di energia elettrica per ilriscaldamento e condizionamento si possono ridurre grazie all'utilizzo di scambiatori di calore accoppiati a terra (pozzi provenzali o canadesi), camini solari, ventilatori di circolazione, collettori solari termici e mulini a vento per l'estrazione dell'acqua. L'uso diffuso di rivestimenti per casseruole, pentole a pressione, fornelli senza fuoco e fornelli solari può portare enormi risparmi energetici nella vita quotidiana, mentre il WiFi aperto e condiviso, un movimento iniziato nel 2012, potrebbe rendere superfluo il 5G.

Le miniere abbandonate sono oggetto al momento di progetti pilota negli impianti di stoccaggio dell'energia basati sulla gravità, utilizzando pesi fino a 2000 tonnellate sospesi da argani in vecchi pozzi minerari.

  1. La mobilità lenta

Durante il 2020, come effetto della pandemia e dei movimenti ambientalisti per via del fenomeno conosciuto come "flyshame" ("vergogna di volare") per via dell'impatto sul clima della CO2 consumata nei voli aerei, si è assistito a un declino nell'uso dei voli aerei. L'aumento del telelavoro sta difatto riducendo la mobilità interna nelle città. Lavorare da casa ha permesso più flessibilità, viaggi ridotti e ha consentito quel cambio di tendenza all'urbanizzazione e al fiorire delle aree rurali.

Il car sharing e progetti di esclusione delle auto dai centri abitati di grandi città, com'è il caso esemplare di Gante in Belgio e ora con la proposta di Berlino per renderla pedonabile, rappresentano importanti cambi con impatti misurabili. Inoltre già esistono biciclette con pezzi non metallici ma fatti in bambu e fibre vegetali resistenti.

Il cambiamento dei modelli di consumo, l'aumento della produzione locale, regimi fiscali basati sulle esternalità, etichette sull'impronta di carbonio sui beni alimentari e altre misure rappresentano strumenti utili per promuovere  l'uso razionale del trasporto. I cambiamenti nel design del prodotto e nelle abitudini di utilizzo, nonché l'abbandono del consumo patologico sono fondamentali per ripensare alle superflue consegne immediate, consentendo una logistica e lo stoccaggio delle merci più lente, ma più razionali, resistenti, sicure ed efficienti dal punto di vista energetico, puntando solo agli articoli essenziali.

  1. Stop all'obsolescenza programmata

I mantra della società dei consumi è estrarre-fabbricare-buttare-scartare, a cui va necessariamente, nell'ottica del CAMBIO TRASFORMATIVO, aggiunte le seguenti R:  Riduci-Riusa-Ricicla- Ripara. Nel 2015, la Francia ha convertito l'obsolescenza programmata in reato, e nel 2021 i prodotti avevano etichette che indicavano il loro indice di vita utile, basato sulla qualità di fabbricazione, riparabilità e durata. Anche la relazione del Parlamento europeo ha avuto conseguenze che nel 2020 hanno richiesto la fine dell'obsolescenza programmata.

  1. Spazi, case e città

Quasi 90 anni fa, Jane Jacobs ha parlato della necessità degli spazi pedonali nelle città. Negli ultimi anno si è iniziato a parlare di cittàpercorribili, inaugurando il nuovo concetto di “città dei 15 minuti”, ovvero città dove puoi raggiungere tutto ciò che ti serve in non piu di 15 minuti. Il paesaggio urbano deve quindi essere ridisegnato per adattarsi soprattutto all'agricoltura urbana (inclusa l'apicoltura), orticoltura nei parchi, giardini verticali e coltivazioni sui tetti, iniziative comunitarie e di gestione dei rifiuti biologici.

  1. La rivoluzione del tempo

La settimana lavorativa di quattro giorni da 6 ore al giorno sono esperienze concrete con impatti positivi quantificati in realtà come la Scozia o la Finlandia. La ricerca sul'uso del tempo ha presentato una forte evidenza sui vantaggi socio-economici grazie all'adozione di politiche di utilizzo del tempo che promuovono le abitudini e stili di vita sani (inclusi salute mentale), il passaggio a nuovi modelli di lavoro e la conciliazione tra lavoro retribuito e non retribuito e il tempo libero per ridurre le disuguaglianze.

In combinazione con forme di sussistenza garantita, come il reddito di base universale, questi cambiamenti possono permettere più tempo alla cura, alla creatività, all'attivismo sociale e ambientale e allo studio personale. In questi paesi dove la settimana corta è già realtà, si osserva come le persone sono state in grado di trascorrere più tempo con le loro famiglie e in comunità e coltivare i loro interessi.

La bussola del cambiamento

Le radici della Grande Transizione risalgono alle lotte in prima linea di tante comunità localie e degli indigeni di tutto il mondo contro l'estrattivismo. E' impossibile ignorare come tali proteste e movimenti siano sempre più partecipati. Esperienze come la Rivoluzione islandese (2009-2011), gli indignados di Spagna (2011), il movimento Occupy(2011-2016), le proteste di Idle No More in Canada (2012), Extinction Ribellion e Fridays for Future (2018), le rivoluzioni in strada in Cile(2019-2020) o il movimento delle Assemblee per il clima (2019) hanno generato nuove ondate di proteste in tutto il mondo chiedendo politiche incentrate sul bene comune.

Abbandonare il paradigma della crescita

Serge Latouche ha riassunto questo cambiamento nelle “8 R” del circolo virtuoso

• Rivalutare ciò che conta;

• Riformulare concetti chiave come ricchezza, povertà, valore, scarsità e abbondanza;

• Ristrutturare l'apparato produttivo e le relazioni sociali e adattarsi a questi nuovi valori;

• Ridistribuire la ricchezza e l'accesso alle risorse naturali tra il Nord e il Sud e tra classi, generazioni e individui;

• Rilocalizzare i risparmi, finanziamenti, produzione e consumo;

• Ridurre la produzione e il consumo, soprattutto di beni eservizi a basso valore d'uso ma ad alto impatto ambientale;

• Riparare e riutilizzare i prodotti; e

• Riciclare i rifiuti.

E' ormai evidente come solo una vita vissuta dentro i limiti all'uso e consumo delle risorse possa rappresentare una delle vie da percorrere, dove la nostra prosperità e la salute dell'ambiente sono il risultato di un'economia innovativa, circolare, dove nulla viene sprecato e dove le risorse naturali sono gestite in modo sostenibile, la biodiversità protetta, in modo da esaltare la resilienza della nostra società.

La crescita verde si fonda sulla convinzione del disaccoppiamento, che sostiene che l'efficenza scientifica delle nuove tecnologie mette a nostra disposizione un numero crescente di beni e servizi con un impatto ambientale irrilevante, qualcosa che si sta rivelando un mito. Ciò che veramente deve esssere disaccoppiato è la prosperità e il buon vivere dalla crescita economica, prediligendo solo ciò che è sufficiente per vivere eliminando il superfluo. E dove al detto normativo "chi inquina paga" debba far seguito "chi inquina ripara".

Ciò che manca al momento per mettere in moto tutto ciò è un atto di volontà forte, deciso e condiviso.

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